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Cassa Galeno

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Il welfare spiegato al medico-L’impegno di Galeno (7° parte)

welfare

Il welfare spiegato al medico-L’impegno di Galeno

Quando e come spostarsi a un’altra forma pensionistica complementare

Dopo due anni di adesione si può chiedere, per qualsiasi motivo, il trasferimento della posizione maturata presso un’altra forma pensionistica complementare. Il trasferimento è un diritto e non può essere ostacolato né possono esservi limiti al suo esercizio. Se si è aderito su base collettiva e si cambia lavoro è possibile trasferirsi alla nuova forma pensionistica complementare di riferimento.
Il trasferimento consente di proseguire il percorso previdenziale senza interruzioni: la propria anzianità nel sistema della previdenza complementare inizia da quando si ha aderito la prima volta. In linea generale, la possibilità del cambiamento non dovrebbe rappresentare una scelta da compiere frequentemente. Questo perché le valutazioni sul buon operato di ogni forma pensionistica devono essere effettuate su orizzonti temporali ampi, più adatti a una prospettiva di lungo periodo tipica della previdenza complementare.

Quali prestazioni puoi ottenere

Al momento in cui si raggiungono i requisiti per la pensione obbligatoria, e a condizione che si possa far valere almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare, si può trasformare la posizione individuale in rendita. La rendita costituisce la propria pensione complementare.
La pensione complementare verrà pagata dall’impresa di assicurazione con cui la forma pensionistica è convenzionata; si può comunque scegliere di trasferirsi presso un’altra forma pensionistica complementare se l’impresa di assicurazione con la quale tale forma pensionistica è convenzionata applica condizioni economiche più vantaggiose. I fondi pensione negoziali e preesistenti, in presenza di determinati requisiti fissati dalla legge, possono pagare direttamente la pensione complementare. La pensione complementare può essere reversibile sia al proprio coniuge sia a un’altra persona designata. Al momento in cui si va in pensione si può anche scegliere la liquidazione della propria posizione individuale in un’unica soluzione fino a un massimo del 50% del capitale accumulato. Questa decisione può consentire di soddisfare altre importanti necessità che possono essersi manifestate al momento del pensionamento. È importante, quindi, che venga valuta con attenzione quale scelta compiere. La rendita consente di integrare la pensione obbligatoria e migliorare la propria condizione di pensionato. La liquidazione in un’unica soluzione con il passare del tempo può esporre al rischio di non disporre del denaro sufficiente per affrontare con serenità l’età anziana.
Durante la fase di contribuzione si può anche prelevare una somma a titolo di anticipazione o di riscatto in relazione a determinate situazioni previste dalla legge e dal fondo pensione. Si tenga presente che la somma che si preleva va a ridurre la posizione individuale e, quindi, ciò di cui si potrà disporre al momento del pensionamento.

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Il welfare spiegato al medico-L’impegno di Galeno (6° parte)

Come contribuire

Se si è un lavoratore dipendente e si sceglie una forma pensionistica complementare ad adesione collettiva, la contribuzione è formata da:welfare

  • il proprio contributo, la cui entità è stabilita dagli accordi collettivi. Tuttavia, se lo si desidera, è possibile versare anche un importo maggiore
  • la quota di TFR futuro, cioè quello che si matura dal momento in cui si aderisce alla forma pensionistica
  • il contributo del  datore di lavoro.

Se ci si iscrive alla previdenza complementare secondo il meccanismo del conferimento tacito del TFR, è possibile decidere di aggiungere al TFR un proprio contributo e quello eventuale del datore di lavoro.

Se si è un lavoratore dipendente e si sceglie una forma pensionistica complementare ad adesione individuale, la contribuzione è formata da:

  • il proprio contributo
  • la quota di TFR futuro, cioè quello maturato dal momento in cui si aderisce alla forma pensionistica. Se si è un lavoratore autonomo il versamento è esclusivamente costituito dal proprio contributo.

Quali sono le scelte di investimenti possibili

Le forme pensionistiche complementari  offrono diverse alternative per investire i propri contributi, chiamate opzioni di investimento (o anche comparti o linee di investimento). Le opzioni di investimento si differenziano in base agli strumenti finanziari che vengono acquistati e in linea di massima sono riconducibili alle seguenti categorie:

  • azionarie, che investono solo o principalmente in azioni
  • obbligazionarie, che investono solo o principalmente in obbligazioni
  • bilanciate, che in linea di massima investono in azioni e in obbligazioni nella stessa percentuale
  • garantite che offrono una garanzia di rendimento minimo o di restituzione del capitale versato al verificarsi di determinati eventi (ad esempio, al momento del pensionamento).

 È importante che si conosca la categoria dell’opzione di investimento che si sceglie perché a questa corrisponde uno specifico profilo di rischio e rendimento. Ad esempio, se si sceglie un’opzione di investimento azionaria è possibile aspettarsi rendimenti più elevati rispetto a un investimento obbligazionario, anche se con rischi maggiori legati a possibili andamenti negativi dei mercati finanziari.

Se si è lontani dalla pensione scegliere opzioni di investimento più rischiose significa avere maggiori opportunità di rendimento nel lungo periodo. Se invece si è prossimi alla pensione la scelta di un’opzione di investimento a basso rischio può consentire di salvaguardare meglio il proprio investimento da possibili andamenti negativi dei mercati finanziari.

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Il welfare spiegato al medico – L’impegno di Galeno (4° parte)

welfareCome funziona

Nel nostro Paese la previdenza complementare è affidata a un sistema di forme pensionistiche dedicate a raccogliere il risparmio previdenziale grazie al quale, al termine della propria vita lavorativa, si può beneficiare di una pensione complementare. La previdenza complementare si basa sul cosiddetto regime della contribuzione definita; pertanto, la somma che si è accumulata per la pensione, cioè la propria posizione individuale, dipende:

• dall’importo dei contributi versati alla forma pensionistica complementare

• dalla durata del periodo di versamento (più anni = più contributi)

• dai rendimenti ottenuti, al netto dei costi, con l’investimento sui mercati finanziari dei contributi versati

Pertanto se si è un lavoratore dipendente la posizione individuale si formerà così:

  • il proprio contributo e il trattamento di fine rapporto (TFR)
  • il contributo del datore di lavoro
  • il rendimenti dell’investimento

Perciò al momento del pensionamento la posizione individuale viene trasformata in una rendita che costituisce la  pensione complementare.

Quali sono le forme pensionistiche complementari

Fondi pensione negoziali: sono forme pensionistiche complementari istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. A questa tipologia appartengono anche i fondi pensione cosiddetti territoriali, istituiti cioè in base ad accordi tra datori di lavoro e lavoratori appartenenti a un determinato territorio o area geografica.

Fondi pensione aperti: sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM).

Piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP): sono forme pensionistiche complementari istituite dalle imprese di assicurazione.

Fondi pensione preesistenti: sono forme pensionistiche così chiamate perché risultavano già istituite prima del Decreto Legislativo 124 del 1993 che ha disciplinato la previdenza complementare per la prima volta.

Chi può aderire

La partecipazione alla previdenza complementare è una scelta libera e volontaria ed è destinata in particolare al mondo del lavoro.

 Puoi aderire alle forme pensionistiche complementari se sei:

  • un lavoratore dipendente
  • un lavoratore autonomo o un libero professionista
  • un lavoratore con un’altra tipologia di contratto (ad esempio un lavoratore a progetto occasionale)

È possibile comunque aderire anche se non si svolge un’attività lavorativa o se si è una persona fiscalmente a carico di un proprio familiare che già aderisce a una forma pensionistica complementare.

Le possibilità di adesione

Aderire alla previdenza complementare non è complicato in quanto il sistema è organizzato in maniera tale che il proprio percorso venga facilitato in relazione alla condizione lavorativa.

Sei un lavoratore dipendente?

È possibile aderire con un’adesione collettiva se il proprio contratto di lavoro rende possibile l’iscrizione a un fondo pensione (negoziale, aperto o preesistente) di riferimento per il proprio settore, per la azienda o anche per la regione. Si può anche aderire con un’adesione individuale a un fondo pensione aperto o a un PIP se il contratto di lavoro non prevede la possibilità di iscrizione a un fondo pensione di riferimento oppure se si decide di iscriversi a una forma pensionistica complementare diversa da quella prevista dal contratto di lavoro. Se si è un lavoratore dipendente ed è possibile iscriversi tramite un’adesione collettiva versando il contributo previsto dal contratto, il proprio datore di lavoro è obbligato a versare a sua volta un contributo alla forma pensionistica complementare alla quale si è aderito. Ciò consente di aumentare i propri versamenti e, a parità di altre condizioni, di ottenere una pensione complementare più alta.

Sei un lavoratore autonomo o un libero professionista?

È possibile aderire con un’adesione individuale a un fondo pensione aperto o a un PIP. Se la propria associazione di categoria o l’ordine professionale ha previsto un fondo pensione di riferimento (negoziale, aperto o preesistente), si può anche aderire con un’adesione collettiva.

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Il welfare spiegato al medico-L’impegno di Galeno (3° parte)

welfareFondi pensione istruzioni per l’uso

Con questa serie di articoli Galeno intende illustrare attraverso un linguaggio semplice e diretto cos’è la previdenza complementare, quali sono le forme pensionistiche complementari alle quali si può aderire e cosa è necessario conoscere per scegliere in modo informato il piano previdenziale più adatto alle proprie esigenze.

Perché la previdenza complementare

A partire dagli anni ‘90 il nostro sistema pensionistico è stato profondamente modificato. I motivi principali di questi cambiamenti sono stati il progressivo aumento della durata della vita media (che determina un allungamento del periodo di pagamento delle pensioni) e il rallentamento della crescita economica (che causa una riduzione dell’ammontare dei contributi necessari a pagare le pensioni).

In particolare:

  • sono state innalzate sia l’età richiesta per andare in pensione sia l’anzianità contributiva minima
  • l’importo della pensione viene collegato:
  1. all’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa e non più alle ultime retribuzioni percepite
  2. alla crescita del prodotto interno lordo (PIL)
  3. alla durata media del periodo di pagamento della pensione (la cosiddetta “speranza di vita” al momento del pensionamento)
  • la pensione viene rivalutata unicamente sulla base dell’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, e non più in base all’aumento delle retribuzioni che, generalmente, è più elevato. Tali modifiche fanno sì che, nel futuro, le nuove pensioni saranno nel tempo sempre più basse in rapporto all’ultima retribuzione percepita: il cosiddetto tasso di sostituzione. È questa la ragione principale per cui alla previdenza obbligatoria viene affiancato il secondo pilastro del sistema, la previdenza complementare. Il quadro normativo di riferimento della previdenza complementare è attualmente delineato nel decreto legislativo 252 del 2005.

Qual è l’obiettivo

Aderire alla previdenza complementare significa accantonare regolarmente una parte dei propri risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si aggiunge a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria. La previdenza complementare rappresenta un’opportunità di risparmio a cui lo Stato riconosce agevolazioni fiscali di cui altre forme di risparmio non beneficiano. L’agevolazione vale anche nel caso in cui si effettuano versamenti a favore di familiari che sono fiscalmente a proprio carico. Ecco perché, prima di aderire alla previdenza complementare, è importante che si compiano alcune valutazioni sulla propria situazione lavorativa, sul proprio patrimonio personale e sulle proprie aspettative pensionistiche:

  • per un lavoratore giovane, per il quale le modifiche del sistema pensionistico provocano un abbassamento significativo della pensione obbligatoria, rispetto a quella degli attuali pensionati, diventa importante pensare per tempo a costruirsi una pensione complementare
  • aderendo alla previdenza complementare si può beneficiare di vantaggi fiscali e, se si è un lavoratore dipendente, si può avere diritto al contributo del datore di lavoro.

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Il welfare spiegato ai medici – L’impegno di Galeno (2° parte)

welfareI benefici del welfare privato

In Italia esiste un sistema di welfare privato – costruito principalmente sui Fondi Pensione e sui Fondi Sanitari – che lo Stato nel tempo ha fortemente incentivato e sostenuto, e che può efficacemente assicurare ai cittadini l’integrazione necessaria a vivere un presente sereno e, soprattutto, un futuro più sicuro e solido.

L’obiettivo degli strumenti di welfare integrativo è quello di aiutare il cittadino nei momenti di bisogno attraverso servizi e/o denaro. In particolare, il Fondo pensione e il Fondo sanitario riescono ad offrire numerose tutele nell’arco di tutta la vita del cittadino. Vediamole in dettaglio.

Le esigenze nascono fin da piccoli, ben prima dell’inizio dell’attività lavorativa. Le spese sanitarie, il sostegno economico per gli studi o per l’avvio di un’attività lavorativa sono i principali bisogni che necessitano di una tutela ulteriore. In questa fase, sono i genitori a farsi carico delle spese per soddisfare le esigenze dei figli.

Quando si lavora i bisogni che dobbiamo soddisfare riguardano: le spese sanitarie per la salute e la prevenzione, le spese sanitarie per i figli, le spese per infortuni, invalidità e non-autosufficienza, l’acquisto della prima casa, il sostegno al reddito nelle ipotesi di sospensione dell’attività lavorativa, le spese relative alla genitorialità e quelle per la riqualificazione professionale, ovvero la necessità di aggiornarsi e formarsi durante l’età lavorativa.

Dopo essere usciti dal mondo del lavoro, ai precedenti bisogni si aggiungono anche quelli per il sostegno al reddito e per l’integrazione della pensione.

Nel mondo del lavoro, i liberi professionisti (medici, architetti, avvocati, notai) hanno a disposizione un sistema di welfare diverso dai lavoratori dipendenti e dai lavoratori autonomi. Molti dei bisogni tutelati dai Fondi pensione e dai Fondi sanitari sono offerti al libero professionista dalla propria Cassa di previdenza.

La Cassa, infatti, oltre a erogare il trattamento di previdenza obbligatoria ai suoi iscritti, offre una serie di tutele ulteriori (assistenza sanitaria, sostegno all’imprenditorialità, copertura integrativa alla pensione di base).

L’adesione ad un fondo pensione e ad un fondo sanitario e l’iscrizione ad una Cassa di previdenza per i professionisti consente di tutelare non solo i propri bisogni, ma anche quelli propria famiglia, a seconda delle diverse esigenze.

Il welfare spiegato ai giovani professionisti

Oggi viviamo in una società molto più ricca rispetto a quella in cui hanno vissuto i nostri nonni e, per certi aspetti, anche i nostri genitori. Il livello dei consumi è infatti ben più alto che in passato e vi sono maggiori possibilità di conoscere, viaggiare e comunicare.

Per contro, però, il mercato del lavoro oggigiorno è più complesso, la crescita economica è molto più bassa e la tutela dello Stato in termini di welfare molto minore, non soltanto per quel che riguarda la pensione, ma anche per quel che concerne l’assistenza e la sanità.

Cosa possono fare allora i giovani di oggi e le generazioni future per tutelare al meglio quei bisogni – pensione e salute – che per tanto tempo abbiamo dato per scontato, ma che lo Stato faticherà sempre di  più a garantire?

Esistono degli strumenti che possono aiutare gli individui offrendogli una solida protezione contro i crescenti rischi pensionistici, assistenziali e reddituali?

Per fortuna, sì! In Italia esiste un sistema di welfare privato che lo Stato ha nel tempo incentivato e sostenuto il quale può efficacemente assicurare l’integrazione necessaria a vivere un presente sereno e, soprattutto, un futuro sicuro!

La conoscenza di questi strumenti (fondi pensione e fondi sanitari) e del loro funzionamento è quindi fondamentale per poterli utilizzare al meglio e sfruttare le possibilità che offrono per avere in futuro una maggiore serenità.

I cittadini sono quindi chiamati a essere attivi e a essere informati. A prescindere dall’età.

L’impegno di Galeno per l’educazione al welfare

L’educazione al welfare secondo noi di Galeno non è da intendersi semplicemente come educazione al risparmio ma in senso ben più ampio.

La sfida è assicurare a ciascun cittadino, a partire dall’età scolare, gli strumenti per acquisire la capacità di agire consapevolmente.

Vogliamo mettere il medico nelle condizioni di acquisire capacità, conoscenze e competenze che gli permettano di divenire attore consapevole nell’arco della propria vita economica e sociale.

Per avvicinare i medici, in particolar modo i più giovani, al mondo del welfare e renderli attori protagonisti del loro futuro, Galeno ha realizzato questo rapporto dal titolo “Il welfare spiegato al medico”, per far focalizzare l’attenzione su importanti temi quali il risparmio, la previdenza e il welfare.

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